Eccoci
finalmente giunti al primo vero post di questo blog. Come argomento ho deciso
di parlare dei praticamente onnipresenti aromi alimentari. Perché onnipresenti?
Perché si trovano nella stragrande maggioranza dei prodotti che acquistiamo e
che mangiamo quotidianamente. Comunque partiamo con ordine.
Cos’è
un aroma alimentare? La definizione da dizionario ci dice che è una sostanza
odorosa e dal gusto piacevole che viene aggiunta per insaporire gli alimenti.
Aromi sono per esempio le spezie come la cannella, la noce moscata, il pepe
oppure certe erbe come il timo, l’erba cipollina, il rosmarino
eccetera. Un
altro aroma molto conosciuto ed apprezzato per la preparazioni di
dolci è la vaniglia.
Tuttavia
gli aromi si distinguono in due categorie: aromi naturali ed aromi artificiali.
Quelli che ho appena citato come sembrerà chiaro a tutti sono aromi naturali. Così
come è naturale, tanto per fare un esempio, quando aggiungo una banana
frullata a dello yogurt neutro bianco per ottenere uno yogurt alla banana. In
questo caso non faccio nient’altro che l’operazione di unire l’aroma naturale
presente all’interno di questo frutto allo yogurt. Un altro aroma naturale, che
spesso si usava soprattutto un tempo, era quello delle arance o dei limoni che
veniva aggiunto tramite dei piccoli pezzetti di buccia negli
impasti delle torte o dei biscotti. Il termine naturale in tali casi ci appare
chiaro ed ovvio.
Bisogna sapere, però, che vengono considerati naturali anche
gli aromi prodotti per estrazione delle molecole aromatiche presenti naturalmente
all’interno di determinati alimenti. Tornando all’esempio di poco fa dello
yogurt alla banana: nell’etichetta degli ingredienti potrei scrivere “aroma
naturale” sia nel caso in cui io aggiunga direttamente la banana frullata sia
nel caso in cui aggiunga un aroma ottenuto per estrazione dalla banana delle
molecole che danno alla banana stessa il suo sapore. La separazione di queste
molecole avviene tramite processi di distillazione frazionata o tramite enzimi
che agiscono biochimicamente. Il risultato finale è un elemento concentrato di
molecole aromatiche pronto all’uso.
Da tutto ciò si può capire che il termine “naturale”
si riferisce solamente all’origine della molecola aromatica. Quindi l’unico requisito affinché sia possibile definire naturali gli aromi è
quello tale per cui le loro molecole costituenti devono essere di origine o
vegetale o animale. Il processo di estrazione non viene
affatto considerato per la classificazione.
Un’altra
cosa che bisogna dire è che molto frequentemente se non quasi sempre la
dicitura “aromi naturali” sta a significare l’utilizzo di aromi ottenuti per
estrazione di molecole e quasi mai all’aggiunta di normali alimenti
aromatizzanti. Questo perché nel secondo caso non verrebbe segnato in etichetta
la dicitura “aromi naturali” bensì verrebbe indicato il nome del frutto, della
spezia o comunque dell’alimento aromatizzante aggiunto. Facendo un’ultima volta
l’esempio di prima dello yogurt alla banana se io aggiungessi la banana
frullata non scriverei in etichetta “aroma naturale” ma semplicemente ed
ovviamente “banana frullata”. Quindi quando nell’elenco ingredienti si legge la
presenza di aromi naturali 99 volte su 100 si fa riferimento ad un prodotto
ottenuto in laboratorio per mezzo del processo di estrazione molecolare.
Dopo,
invece, ci sono gli aromi artificiali. Questi sono prodotti com'è facile
immaginare in laboratorio con la composizione di molecole sintetiche o anche insieme naturali e sintetiche per dare
vita a fragranze olfattive e gustative migliorate ed arricchite rispetto a
quelle che semplici prodotti naturali possono fornire.
Il
processo di produzione prende il nome di composizione aromatica. Al giorno d’oggi
il progresso scientifico e tecnologico ci consente di conoscere tramite
tecniche analitiche come la gas cromatografia, spettrofotometria, risonanza magnetica
nucleare e molte altre perché per esempio un frutto sa proprio quel sapore. Sapendo
ciò gli aromatieri, ovvero i tecnici esperti di aromi, ricreano il gusto di
quel determinato frutto con singole molecole aromatiche che possono essere naturali
o insieme naturali e sintetiche cercando solitamente di migliorarlo aggiungendo delle note o delle
sfumature gustative che il frutto in natura non ha. Tutto ciò avviene per due
motivi: il primo motivo è senza dubbio economico perché un aroma artificiale
costa meno di un aroma naturale e costa molto meno che dover procurarsi 365 giorni l’anno un gran quantitativo di
frutta o spezie o erbe aromatiche per la
produzione alimentare. In secondo luogo un aroma artificiale di solito è
modificato e migliorato per andare in contro ai gusti dei consumatori e quindi
fa vendere di più un prodotto alimentare. D'altronde è ovvio che se una cosa ci
piace più di un’altra preferiamo comprare quella e scartare la seconda.
E’
così che nascono a livello industriale delle sorte di “battaglie” per riuscire a fare l’aroma migliore tra
prodotti concorrenti acaparrandosi così il favore del mercato (ovvero noi). Un
aroma particolarmente ben riuscito può valere un sacco di soldi. E’ per questo
motivo che assai spesso le “ricette” degli aromi utilizzati sono custodite
segretamente. Può capitare che siano anche soggette a brevetti e quindi viene impedito
ad aziende concorrenti di copiarle.
Succede
anche che se viene presa la decisione di migliorare il sapore di un prodotto
non si andrà a modificare per esempio un ingrediente normale come possono essere
le uova o il burro oppure la margarina o altro, bensì verrà modificato
semplicemente l’aroma lasciando inalterato tutto il resto.
Tra
gli aromi artificiali ci sono anche quelli che sono “naturali identici”. Questi
sono sempre prodotti artificialmente ma vengono composti con molecole
aromatiche ricreate in laboratorio identiche a quelle che si trovano in natura.
Un esempio è la Vanillina che tutti adoperano per la produzione di dolci d’ogni
tipo. La Vanillina è la molecola che dà alla vaniglia il suo caratteristico
profumo e ai dolci l’inconfondibile gusto. Ebbene, la Vanillina se estratta
dalla vaniglia è un aroma naturale tuttavia essa può essere ricreata uguale
identica artificialmente. La vanillina in commercio, usata in pasticceria, in
profumeria e in quasi tutti i prodotti igienici, è di origine sintetica. La si
prepara per ossidazione dell'eugenolo con permanganato di potassio o ozono
oppure per reazione del guaiacolo con formaldeide in un lento processo che ha
tempi di reazione dell'ordine dei giorni.
Un'altra
fonte industriale di vanillina sono gli scarti solforici dell'industria della
carta. Questi contengono acido ligninsolfonico che, trattato ad alta
temperatura e ad alta pressione con agenti ossidanti e alcalini, si decompone
in svariati prodotti, tra cui la vanillina che viene successivamente estratta
dalla miscela e purificata per distillazione e cristallizzazione.
La
vanillina naturale ha costi elevati, pertanto si stima che circa il 97% della vanillina
utilizzata per uso alimentare sia di origine artificiale.
In
Italia la regolamentazione degli aromi discende dalla Legge 30 aprile 1962, n.
283, che assegna al Ministero della sanità (ora Ministero della Salute) il
compito di dettare disposizioni in merito agli additivi tra cui erano collocati
allora gli aromi.
Allo
stato attuale il settore degli aromi è armonizzato solo parzialmente con le
disposizioni di cui alla direttiva 88/388/CE che stabilisce la definizione di
aroma, le norme generali per il loro uso, le prescrizioni per l’etichettatura
ed i tenori massimi delle sostanze che presentano un rischio per la salute.
Non
è ancora disponibile un elenco comunitario degli aromi ed ogni Stato membro
continua ad applicare le proprie disposizioni nazionali, che in Italia sono
contenute nel decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 107 (Attuazione delle
direttive comunitarie 88/388/CEE e 91/71/CEE).
Negli
Stati Uniti gli aromi vengono semplicemente distinti in naturali o artificiali,
in Europa, invece, la legge prevede che se si tratta di un aroma naturale
l'etichetta (il produttore ne ha tutto l'interesse) indicherà “aroma
naturale”, altrimenti in caso di aroma naturale identico o artificiale
resterà la sola parola “aroma”.
Il
nuovo Regolamento Comunitari Europeo (CE) n. 1334/2008 dà disposizioni
specifiche per l’uso del termine di "aroma naturale”. In particolare, se
sull’etichetta di un prodotto alimentare è usato nell’elenco degli ingredienti
il termine naturale per designare un aroma, i componenti aromatizzanti
utilizzati devono essere di origine naturale almeno per il 95% (p/p), mentre il
restante 5% può essere usato soltanto per standardizzare o per conferire, ad
esempio una nota più fresca, pungente, matura o acerba all’aroma (articoli 16 e
29 del regolamento (CE) n. 1334/2008).
Il
consumatore deve essere anche informato se il sapore affumicato degli alimenti
sia ottenuto attraverso l’impiego di aromatizzanti di affumicatura o sia
raggiunto con l’ausilio di fumo fresco.
Per
maggiori informazioni su questo Regolamento Comunitario Europeo potete
visualizzare il testo completo qui:
Tuttavia
un’idea più chiara di quanto siano diffusi ed impiegati gli aromi la potete
avere visualizzando direttamente alcuni siti di produttori che metterò qui di
seguito.
Per
esempio lo sapevate che per la produzione del Panettone e del Pandoro, i nostri
dolci tipici natalizi, viene adoperato l’Aroma Panettone e l’Aroma Pandoro?
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Immagine da www.wikipedia.org |
Ebbene sì, esistono anche questi aromi. Ecco alcuni esempi:
Neppure
i biscotti ed i croissant si salvano!
Esistono anche l’Aroma Biscotto e l’Aroma
Croissant:
Per
non parlare dell’Aroma Burro che ci consentirebbe di fare volendo degli
squisiti biscotti al burro senza burro, magari con solo olio o margarina tanto
al gusto ci pensa l’aroma:
Non
dobbiamo tralasciare anche i prodotti salati. Esistono aromi per cracker,
grissini, taralli, salatini eccetera.
Inoltre,
cosa importantissima, non dobbiamo pensare che gli aromi artificiali vengano
usati solo dalle grosse industrie. Essi sono largamente utilizzati anche dalle
panetterie, dalle pasticcerie e dalle gelaterie che possiamo trovare sotto
casa. Ognuno di questi soggetti viene rifornito da ditte specializzate che
procura ogni sorta di prodotto per la realizzazione di alimenti che vanno in
contro ai gusti dei consumatori e che quindi permettano di fare maggiori vendite.
Certi aromi utilizzati proprio nelle panetterie e nelle pasticcerie fanno si
che in cottura si sprigioni un profumo assai invitante in modo che questo si
espanda nell’ambiente ed invogli la gente a comprare. Dietro questi fenomeni ci
sono degli studi approfonditi. Certi profumi ci stimolano appetito o semplice
golosità.
Gli
aromi artificiali, inoltre, trovano larghissimo impiego nella gelateria sia
industriale sia artigianale:
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Immagine da www.flickr.com |
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Immagine da www.flickr.com |
Fortunatamente
la legge impone per certi alimenti e bevande che non sia possibile aromatizzarli
solamente con un aroma artificiale o naturale dichiarandolo tanto per fare un esempio
al limone o all’arancia senza mettervi davvero un po’ del frutto.
Una
Aranciata non potrebbe essere definita una bibita all’arancia se al suo interno
oltre all’aroma non ci fosse davvero un po’ di arancia. Questo anche se il sapore
lo conferisce per intero l’aroma perché la quantità di frutto presente è troppo
poca per dare un gusto intenso così come lo si avverte.
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Immagine da www.flickr.com |
Una
volta per fare un esperimento ho fatto una squisita torta al limone farcita con
crema pasticcera al limone. L’unico particolare era che il limone dentro non c’era
affatto. Avevo usato solo una fialetta di aroma artificiale della PaneAngeli.
La
torta era buonissima e sembrava fatta davvero con i limoni.
Ora
immaginate di fare magari dei bellissimi biscotti normali senza cioccolato o
cacao inserendo solamente un aroma al cioccolato. Avreste dei biscotti molto
curiosi, dei biscotti magici che pur essendo bianchi sanno di cioccolato!
Chissà quale stupore provocherebbero se li faceste assaggiare a qualcuno che
non sa niente!
Questo
fa sorgere spontaneo un interrogativo: se per il sapore basta un aroma quale
importanza può avere la freschezza o la qualità degli altri ingredienti?
Con
ingredienti di qualità più bassa spendiamo meno per produrre. Al sapore, che
costituisce il primo motivo per cui una persona acquista o meno quel prodotto,
ci pensa l’aroma.
Anche
l’occhio vuole la sua parte, ma per quello esistono altri additivi di cui
parleremo in un altro post.
Spero di aver riscontrato il vostro interesse. Scusate se mi sono dilungato parecchio ma gli aromi alimentari sono davvero un argomento vastissimo che a mio modo di vedere non può essere trattato con solo poche righe.
Vi do appuntamento ad un prossimo post nel quale non so ancora per adesso di cosa tratterò!
Per il momento è tutto!
Mr. CooX
Ottimo lavoro, che l'Iddio ti benedica e te ne renda merito
RispondiEliminaQuindi che significa tutto questo? Che dobbiamo creare i nostri dolci senza gli aromi che compriamo? Io l’ho sempre pensato che facessero male ma a volte confesso di averli usati. Comunque è uno schifo, dovrebbero vietarle certe cose, non basta avvertire con le diciture sulle etichette.
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